Molla gli ormeggi…

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“Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto.

Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele.

Esplorate.

Sognate.

Scoprite.”

 

                                                                                                                            — Mark Twain 

 

Incubo, ma vorrei diventasse un sogno come un altro.

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Stanotte
durante la completa atonia dei miei muscoli
il cervello disconnesso
l’inconscio che viene a galla
e brucia come un acido le sinapsi appena connesse del primo mattino.

Lei incinta, è una mia amica a dirmelo.

Ha usato molta delicatezza e varie attenzioni prima di sputare fuori il rospo. Lei è incinta.

Si, me lo potevo aspettare, l’avrebbe messa incinta. Oddio, no, lei è incinta, di lui, quindi, un bambino, si, bambino, a trenta anni, dopo un anno neanche insieme. Si, ma…questo vuol dire che si sposano? Glielo chiedo chiaro: si sposano? Si Ale, non volevo dirtelo così, a breve si sposano, ci stanno pensando gli zii di lui ad organizzare tutto. Hilton.

Una volta ben sveglia realizzo che è un sogno che non avrei nè voluto nè dovuto fare, inconscio del cazzo.
Affronto la mia giornata di lavoro come se nulla fosse. Ma appena finiscono i miei impegni mi sale l’inquietudine. Capisco, è solo il ricordo di quel sogno, brutto sogno. E la ragione comincia a sindacare: perchè lo consideri un brutto sogno? Non è che ancora ci pensi, ci rimugini, ci vorresti inconfessabilmente tornare insieme? So che non è così perchè ormai è un anno che ho scelto la salute mentale al melodramma. Però, però, però….
Senti, sai cosa?
Quel mazzo di rose secche, dal profumo vago, sottile, un pò di fiori un pò di marcio, sepolte dalla polvere, dimenticate dal cuore…
Giù, dritte, nel cassonetto, che per l’occasione è anche vuoto, appena svuotato.
FFLAC!
E’ il rumore di un sentimento infranto, secco, deluso, morto.
E se anche mi è servito un anno per cominciare a chiudere i ricordi in anonime scatole e gettare le prove lontane dalla vista…
E’ sempre un passo avanti, verso l’accettazione di tutto, verso un nuovo amore e rose fresche che, sono fiduciosa, prima o poi riceverò.

Delfino Solare

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Cara Alice,
qui eravamo a Forio, il sole calava davanti ai nostri occhi, ancora per un po’ avrebbe asciugato le nostre pelli bagnate di sale, eravamo felici, sorprese della nostra amicizia, del nostro stare bene insieme, della stranezza di trovarsi in due sulla stessa isola, nello stesso letto la notte, solo noi due, lontane dalla persona che ci aveva “presentate”, virtualmente presentate. Una amicizia nata da una sorta di gelosia, provocata da una foto su uno dei primi Nokia che ne facevano, una foto associata ad un nome in rubrica, ed il terribile sospetto “Chi è questa qui? Cosa vuole da te?”. Così partì una richiesta di “amicizia” su msn (che nostalgia solo a pensarci), una sorta di guanto di sfida, “conosciamo un po’ l’amica con cui il mio fidanzato passa l’estate al mare!”. Sarebbe stato un antipatico scontro chattesco se non fosse che dall’altra parte c’eri tu, con la bontà che ti ha sempre contraddistinta, l’astio era finito dopo 5 minuti di parole scritte con caratteri fanciulleschi e colori sfumati dal viola al verde acqua. Dopo poco eravamo amiche, amiche di chat, colleghe di blog, di quel blog che avevi chiamato proprio Delfino Solare, e con quello sfondo bellissimo che ti misi io (perchè avevo scoperto come si faceva…) con quei due delfini che saltavano al tramonto, un po’ il nostro tramonto di Forio. Ricordo che al ritorno dal liceo avevo voglia di accendere il computer per parlare con te, per leggere e commentare il tuo ultimo post del blog, per sapere come era andata a te a scuola, per farti leggere le mie novità. Eravamo Diabolik ed Eva Kant, non ricordo come nacquero i soprannomi ma erano per sottolineare la nostra complicità. Poi diventammo Diablo ed Eva. E se tu eri Diablo era solo per dare un nome più accattivante all’ Angelo che sei.
Poi finalmente in qualche mio breve soggiorno romano ci siamo conosciute di persona, l’estate del 4 liceo sei venuta una settimana da me, dovevano essere 6 giorni poi mi sa che ne passarono 10 insieme. Eravamo diverse, parecchio diverse, non per questo meno amiche. Una sera, per un compleanno di 18 anni ti prestai i miei vestiti, dal jeans al reggiseno e ti truccai. Era un trucco leggero che apriva ancora di più quegli occhi cerulei tuoi. Mi ricordo che ti mettevo l’ombretto giallo-dorato e tu eri seduta sul gabinetto che sorridevi ad occhi chiusi. E poi il mascara ed un po’ di matita. E la spuma per i capelli. Poi di quella festa uscirono le foto sui rispettivi blog, ci eravamo divertite tantissimo al ritorno “a cascione” sul retro di un furgoncino… Tutte le tue amiche romane rimasero sorprese del tuo trucco seppur leggerissimo di quella sera. Ci eri rimasta quasi male perchè tutti avevano fatto caso al tuo cambiamento in quelle foto, e qualcuno ti avevi criticato, perchè a 17 anni una matita nera sul tuo viso da bambina non doveva esserci. Secondo me eri strepitosamente bella, con quella tua collana con la coccinella.Immagine

Prima che iniziassimo l’università mi accompagnasti in città universitaria, io neanche sapevo in che zona di Roma si trovasse. Ricordo che ero con te la prima volta che attraversai il tunnel di vite americana e glicini. Individuammo l’istituto di Igiene dove avrei fatto il test d’ingresso e chissà forse mi portasti bene. E poi ahimè, travolte dalla vita universitaria e dalla decadenza inarrestabile dei nostri blog e dei nostri contatti telematici, perdemmo l’abitudine di sentirci, salvo gli immancabili auguri speciali il 22 e il 26 dicembre ed l’ incontrarci due o tre volte fortunosamente fuori Statistica, dove io seguivo i corsi di Biochimica (felice casualità per un ultimo gelato insieme). Quale gusto cioccolatoso prendesti? Perchè poi non ti invitai a casa, a cena, ad uscire ancora?
Perchè MAI avrei pensato a quello che sarebbe successo poi.

Mai avrei pensato che accadesse a TE.

L’ultima persona tra le mie conoscenze che…. lasciamo stare, sono discorsi che sembrano banali perchè ad ogni morte si potrebbe dire lo stesso ed invece no, chi ti ha conosciuta sa che non è così.

Ogni morte prematura causa un vortice di dolore, ma la tua assenza è stato qualcosa di portentoso, per quanto dispiacere abbia generato in tantissimi, più delle persone che con la mia mente sarei riuscita solo a figurarmi, migliaia di persone (ma come hai fatto?) tutte affrante, tutte però consapevoli che stavano assistendo ad uno spettacolo singolare della vita, una sorta di triste miracolo, quando da un tragico incidente risorge la speranza. Non so come spiegarlo. Ma il ricordo del tuo sorriso dà speranza.

Ci machi Ali. Manca un tuo commento qui sotto. Mancano tutte le cose che ora so che avrei dovuto fare e non ho fatto quando ne avevo l’opportunità. Ma se devo andare avanti ed imparare da ciò che è successo (da quel 10 marzo, quando l’ho saputo, ho cambiato lenti con cui osservare il mondo, ora so che un senso non c’è, o non è alla mia portata, so che mi devo aspettare tutto, l’inaspettato, l’insperato, che nulla mi potrà sorprendere di più che apprendere da un sms mattutino che tu non ci sei più già da quasi un giorno, -grazie anche perchè da questa prospettiva sono riuscita ad affrontare quasi indenne la malattia di mia madre-) ora so che devo spendere ogni mia giornata con un fine preciso, che devo dedicarmi a qualcuno come tu ti sei dedicata a molti, il primo luogo a tutti i tuoi bambini, che devo dare un fine “umanitario” al mio sapere (che non vuol dire necessariamente Africa), alla mia istintiva saccenza, alla mia supponenza odiosa. So che devo volere più bene, so che è inutile piangere ancora ogni volta che ti penso, so che devo muovere il culo e provare a dare un briciolo della bontà e dell’amore che tu in soli 22 anni sei riuscita a donare a tutti quelli che anche solo una volta hanno incrociato il sole brillante dei tuoi occhi e del tuo sorriso.
Sei un’amica speciale, un’amica che non dimenticherò mai.Immagine

Chissà dove è ora quella cavigliera verde, se esiste ancora…
Ti prometto che proverò a mettere a frutto nel migliore dei modi a me possibile ciò che mi hai insegnato, quello che credo sia stato il tuo messaggio per me dopo quella dannata Smart.
E adesso che stiamo per fare 24 anni…sono per te Diablo 🙂

Un pensiero di affetto ai tuoi genitori, a quella forza sovrannaturale di chi ti ha procreato e cresciuta, e alle tue sorelle che non so con quale cuore riescono a reggere con il sorriso (e addirittura infondendo fiducia agli altri) la tua lontananza.

Un abbraccio a chi ti amata.

Io ho fatto poca cosa, sono stata solo un incrocio della tua vita, ma ringrazio E. ed il destino per avermi portato lì.

Eleonora

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Frequentando gli ambulatori e le corsie di reparto si assiste quotidianamente al grande film che è la vita, proiettato 4D 24 ore su 24, tutto intorno a noi. Noi stessi ne facciamo parte, ma crediamo che la telecamera siano i nostri occhi, ci dimentichiamo per un attimo che siamo tutti attori, protagonisti e comparse. In questo tragico divertente e paradossale lungometraggio, siamo investiti con una forza sorprendente da tutti i sentimenti che attraversano i nostri simili. Questo mi piace dell’esser medico, ti confronti con una persona che sta facendo i conti con le sue più intime emozioni, e la intercetti nel momento di sua personale fragilità, e caspita, hai così a portata di mano il suo cuore che neanche un cardiochirurgo. Sei una persona privilegiata perchè hai davanti a te il meglio del genere umano, o meglio l’essenza, la natura cruda, se solo la vuoi vedere. Quello che credo ci distingua dagli animali è la consapevolezza della sofferenza (così come della gioia). Il paziente è consapevole di ciò che è e di cosa sta attraversando. Tu davanti a lui sei nudo, ti immergi nella sua sofferenza e segretamente ringrazi Dio di non essere parimenti sofferente (pur sapendo che anche tu prima o poi ti troverai in quello stato di impotenza). Ma tu in quel momento stai bene e quello che sei chiamato a fare (oltre che naturalmente offrire la tua competenza in merito alla malattia) è con-patire, ovvero avere sympatheia (soffrire insieme, che bel significato) per la persona tua simile che ti trovi davanti.
Privilegiati, solo privilegiati, lo studio viene tutto ripagato quando vedi quella scintilla di complicità negli occhi del malato, che sa, che ha capito, che tu sai.
Ieri ho conosciuto una ragazza deliziosa di 45 anni. Ha scoperto casualmente un nodulo alla mammella, come capita a tante signore. Mi ha raccontato la sua storia clinica con una tale lucidità, come ha affrontato la diagnosi, i cicli di chemio, la perdita di capelli, la notizia che le doveva essere asportato tutto il seno per una sicurezza maggiore del chirurgo. Mi ha detto come le verrà ricostruito, dicendomi che questo per noi donne è importante psicologicamente e questo sempre con il sorriso. Non era un sorriso incosciente, neanche rassegnato, era un sorriso di chi sta attraversando una strada di merda ma ha una mano sicura che le indica la direzione. Era un sorriso di chi si fida.
Questa signora mi ha insegnato che c’è una grande dignità nell’essere calvi e con una cuffietta cucita all’uncinetto, c’è una grande dignità in un pigiama rosa ed in una vestaglia, nei calzini di cotone bianchi. C’è una infinita dignità nei segni a pennarello su un seno che tra 5 giorni sarà mandato dal patologo e poi gettato nei rifiuti speciali.
Non so se è il cancro a dare questa forza, questa determinazione, questa ostinazione alla vita, questa necessità di superare le nausee, i capelli sul cuscino, gli sguardi imbarazzati delle persone, i bisbiglii al supermercato “guarda deve aver avuto un tumore”.
Non capisco i depressi, non capisco i suicidi, non capisco chi prova a sabotare la propria vita, chi ancora fuma dopo 3 bypass, chi abusa di sostanze, chi si crede malato senza esserlo, chi incolpa gli altri per esserlo, chi si piange addosso e non si muove per vivere. Dovrebbero venire con me in corsia e conoscere una, cento Eleonore. Non è retorica, è che mi sorprendo ogni volta che vedo la vita brillare negli occhi di chi ha creduto di perderla. E sono fiera di loro, e vorrei essere della stessa loro pasta anche io. Vorrei che un mio sorriso, una mia carezza, il mio stringergli la mano potesse servire ad un briciolo della loro fiducia.
Grazie a voi 🙂

Come riesumare un blog

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ora che il blog è quasi fuori moda, e tutto per essere visto/notato/letto/bypassato deve essere necessariamente postato su fb… io mi ci ricimento, e lascio volontariamente in bella vista tutti i post vecchi del mitico blog di msn perchè sebbene me ne dovrei vergognare in gran parte per la marea di loop mentali che mi facevo, la depressione che ne trasuda, la ridicolaggine dei pensieri di una ragazzina, rivendico quello che ero, e non potrei non farlo visto che (nel bene e nel male, eh) mi ha portato ad essere ciò che sono oggi.

Ovvero una persona che non sa più scrivere.

che un tempo pensava (presuntuosamente) di saperlo fare

oggi la penna sfera è sotterrata dagli evidenziatori multicolor nel portapenne

devo sottolineare e ricordare STOP, essere creativi a medicina serve a poco e a niente, se non a fare delle sottolineature il più pop art possibili su libri di carta lucida che non si lasciano colorare facilmente. Cari editori, parentesi dedicata a voi: ma perchè dovete stampare un manuale di qualsiasi disciplina medica su carta patinata, mica è la copertina di Vogue, scrivete una infinità di ridondanze, avrò pur diritto io a scegliere cosa sottolineare e quindi cosa rileggere, indi cosa ricordare (seh, ricordare…fino due giorni dopo l’esame: “ricordare”) delle cose da voi scritte!

prova prova prova, la mia prova BLOG finisce qui. Vediamo se la riesumazione avrà un buon esito, ora che sto per cliccare sul rettangolino Pubblica.

 

Message in a bottle

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What am I to you 
Tell me darling true 
To me you are the sea 
Vast as you can be 
And deep the shade of blue 

When you’re feeling low 
To whom else do you go 
See I cry if you hurt 
I’d give you my last shirt 
Because I love you so 

If my sky should fall 
Would you even call 
Opened up my heart 
I never want to part 
I’m giving you the ball 

When I look in your eyes 
I can feel the butterflies 
I love you when you’re blue 
Tell me darlin true 
What am I to you 

Yah well if my sky should fall 
Would you even call 
Opened up my heart 
Never want to part 
I’m giving you the ball

When I look in your eyes 
I can feel the butterflies 
Could you find a love in me 
Could you carve me in a tree 
Don’t fill my heart with lies 

I will you love when you’re blue 
Tell me darlin true 
What am I to you 
What am I to you 
What am I to you 



Abituati alla "messa in piazza" di facebook niente diventa più intimo di un sano vecchio e poco aggiornato blog…
Sono appena tornata a Roma, nel "mio" caldo quanto solitario appartamentino dopo una settimana passata in famiglia, nella mia fredda casa, con i miei mai troppo calorosi genitori, ma in un ambiente che sapeva di famiglia, di calda famiglia, la sera davanti al camino a giocare a carte, anche se alle 9.30 toccava andare a dormire, anche se tornare figlia dopo quasi due anni di totale indipendenza possa anche scocciare…………stasera mi scoccia ritrovarmi sola, con l’incombenza di un esame, la televisione che abbonda di stronzate e per questo rimane spenta ed un film su megavideo che…….deprime, deprime a più non posso!
La scelta di questa canzone…….beh chi capisce anche poco poco (come me) di inglese…
non è la n1 in classifica e non diventerà mai un tormentone, ma per me lo è. Lo è in questo specifico momento questo ritornello e lo è, e forse sempre lo sarà, il significato del testo di questa splendida melodia della poetessa Norah…
ricordo anche che oggi è San Faustino, nonostante io sia completamente indifferente a questa e anche a ben altre ricorrenze…anche nel giorno dedicato agli sfigati come me mi ricordo di questa mia triste – e perenne- condizione…e non me ne rallegro ecco! (ed ancora una volta mi chiedo: ma dove è che sbaglio?? XD)
lo dico con molta ironia, anche se questa specifica serata dell’ironia c’ha solo quella "della sorte"….
forse mi capisco solo io, forse è anche meglio così
ma un piccolo sfogo su quello che per tanto tempo è stato il mio diario quasi giornaliero di una vita liceale…ci voleva!
anzi: ne approfitto per salutare con un grande abbraccio chi di tanto in tanto viene ancora a visitare questa reliquia tecnologica, chi rileggendo vecchi post ricorda tempi ormai lontani, chi si commuove, chi vorrebbe anche per solo 10 minuti tornare indietro nel tempo e rivivere specifiche circostanze ed emozioni, chi mi ringrazia per tutte le parole che ho sprecato in questo spazio virtuale e chi mi manderebbe volentieri a quel paese accorgendosi che lo sto continuando a fare….vi saluto tutti! 😀 (e mi è scappato anche un sorriso…forse domani non avrò più st’angoscia da ritorno…)
un bacio, 
                                     message in a bottle

libera in trappola

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Ma esiste ancora qualcuno che legge questi blog?
prima li creano, fanno in modo che vadano di moda, poi se ne dimenticano e ci danno in pasto a nuovi tritacervelli tipo facebook….
se non mi legge nessuno meglio: ho bisogno di scrivere, risparmio su carta e penna…
domani riparto per Ischia
domani simbolicamente chiudo questo primo anno di università (solo simbolicamente xkè mi mancano un esame ed un esonero x potermi dire in vacanza)
la costatazione che non esiste più un’estate da poter dedicare al riposo del mio SNC è l’ennesimo segno che qui tutto è cambiato, i tempi non sono + quelli di una volta ed io, che esternamente sono cambiata, conservo ancora quella impertinente personcina dentro che a volte mi porta con lei a vedere tutto da una prospettiva + ampia ed elevata, altre volte non ne vuole sapere di fare questo viaggio e mi mette su un sentiero tortuoso e complicato, immersa fino al collo senza vie d’uscita nè prospettiva alcuna.
mi sento libera ed in trappola
libera perchè non ho condizionamenti o pressioni esterne
in trappola perchè sono capace di crearmene da sola
e non c’è più quella fiducia nel tempo, quell’aspettare ke passi e che si sistemi.
qui non c’è nulla da sistemare, nulla di rotto o compromesso, si tratta solo di sensazioni, nulla di tangibile o materiale, qualcosa che si avverte generalmente a quest’ora della sera, quando si fanno i migliori resoconti, quando si rimanda tutto all’indomanimanimanimaniMAI (grazie Botton x qst perla)
stasera è così, mi sento vuota
ed ho provato a riempire questo vuoto con una cascata di parole senza rigore logico
forse anche solo per ricordarmi di una mia vecchia passione, la scrittura, lasciata deperire in un cassetto ischitano, priva del suo nutrimento: l’ambizione.

e siamo a -34

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 Dajeee!!!
Fisica andato, se anke cn qualke piccola remora…
Ma soprattutto CHIMICA!!!!!
è stata una liberazione, ed il risultato stavolta mi ha lasciato pienamente soddisfatta….ora siamo a -34 esami! XD
Sn un’infinità!!
Domani prova di biologia e prossimo esaurimento nervoso (previsto x il 9 Aprile) x Anatomia!!
 
Carino il cuoricino eh????
La domanda intelligente di mia zia quando ha visto sta foto:
 "Di chi era??"
Non lo so zia…se vuoi fisso un appuntamento col donatore!!!! XDXD

Buon Anno

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Buon anno fratello buon anno davvero
 e spero sia bello, sia bello e leggero 
che voli sul filo dei tuoi desideri 
ti porti momenti profondi e i misteri 
rimangano dolci misteri 
che niente modifichi i fatti di ieri 
ti auguro pace risate e fatica 
trovare dei fiori nei campi d’ortica… 
ti auguro viaggi in paesi lontani 
lavori da compiere con le tue mani… 
e figli che crescono e poi vanno via 
attratti dal volto della fantasia… 
buon anno fratello buon anno ai tuoi occhi 
alle mani alle braccia ai polpacci ai ginocchi 
buon anno ai tuoi piedi alla spina dorsale 
alla pelle alle spalle al tuo grande idealeee.. 
buon anno fratello buon anno davvero… 

che ti porti scompiglio e progetti sballati 
e frutta e panini ai tuoi sogni affamati 
ti porti chilometri e guance arrossate, 
albe azzurre e tramonti di belle giornate 
e semafori verdi e prudenza e coraggio 
ed un pesce d’aprile e una festa di maggio… 
buon anno alla tua luna buon anno al tuo sole 
buon anno alle tue orecchie e alle mie parole 
buon anno a tutto il sangue che ti scorre nelle vene 
e che quando batte a tempo dice andrà tutto bene!! 
buon anno fratello e non fare cazzate 
le pene van via così come son nate 
ti auguro amore quintali d’amore 
palazzi quartieri paesi d’amore 
pianeti d’amore universi d’amore 
istanti minuti giornate d’amore 
ti auguro un anno d’amore fratello mio 
l’amore del mondo e quello di Dio…
 
 
Insomma…anke queste belle parole nn sn proprio mie ma di Jova…AUGURI!!!